giovedì 23 luglio 2009

© Claudio Abate


PESCI, RITRATTI, OPERE, ARTISTI, FORMICHE, 1968 - 2008

Mostra fotografica di CLAUDIO ABATE


25 LUGLIO – 6 SETTEMBRE 2009



Sabato 25 luglio 2009 alle ore 19:30 si inaugura presso le sale di SU PALATU a Villanova Monteleone (SS) Pesci, ritratti, opere, artisti, formiche, 1968 - 2008, mostra fotografica di Claudio Abate.

Claudio Abate, nome noto nel panorama della fotografia internazionale, ha trascritto, attraverso la sua macchina fotografica, le rivoluzioni che hanno modificato il volto dell’arte contemporanea. Osservatore attento ma anche sensibile interprete, Abate pone al centro della sua ricerca il complesso tema dell’interpretazione critica del fare artistico.
La mostra si presenta come una passeggiata attraverso alcuni dei momenti più importanti dell’arte internazionale, in compagnia dei volti e delle opere che hanno dominato il mondo culturale negli ultimi quarant’anni: Joseph Beuys, Luigi Ontani, Jannis Kounellis, Bruna Esposito, Cristiano Pintaldi, Enzo Cucchi, Roy Lichtenstein sono solo alcuni dei nomi presenti in mostra, a testimonianza di una eterogeneità che è poi l’aspetto che maggiormente affascina nella produzione di Claudio Abate.
Alla funzione di “testimone dell’arte” il fotografo romano affianca una ricerca autonoma; in occasione di questa mostra dal sapore antologico, Claudio Abate presenta il lavoro inedito Formiche, un personale contributo alla riflessione sul valore dell’immagine fotografica.

L’inaugurazione sarà preceduta dagli interventi del sindaco di Villanova Monteleone Sebastiano Monti e del responsabile di Su Palatu Sonia Borsato. Sarà presente il fotografo.

La mostra potrà essere visitata tutti i giorni dalle ore 16:30 alle 20:30 (lunedì chiuso). L’ingresso è gratuito.

Catalogo in mostra a cura della Soter editrice
L’esposizione è organizzata in collaborazione con il Comune di Villanova Monteleone, il Sistema turistico e Soter editrice.

CLAUDIO ABATE (Roma, 1943) Frequenta sin da piccolo il mondo dell’arte e comincia a usare la macchina fotografica molto presto. A 16 anni collabora con la Press Service Agency; dal 1961 al 1963 lavora come assistente di Eric Lessing (Magnum Photo) alla rivista Life. La collaborazione con gli artisti è così intensa da diventare “il testimone oculare” del fermento artistico esploso alla fine degli anni Sessanta e proseguito per tutto il decennio successivo. Dagli anni Ottanta il colore entra nella sua produzione. Molto nota una serie di scatti del 1986 sulle opere di Joseph Beuys confluiti successivamente in un progetto internazionale voluto da Eva Beuys, vedova dell’artista tedesco. Le sue fotografie sono state esposte in numerose mostre in Italia e all’estero. Fra le tante, la personale nel Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 1993, la retrospettiva all’Accademia di Francia (Villa Medici) a Roma del 2001, la mostra al Museo di Belgrado nel 2002, la Biennale di Fotografia a Mosca del 2004, l’esposizione alla Maison de la Photographie di Parigi del 2006, l’antologica curata da Achille Bonito Oliva al Mart di Rovereto nel 2007.


Per informazioni: tel. 079 961005 / cell. 3346516049 e-mail: info@supalatu.it, supalatu@gmail.com
supalatu.blogspot.com

sabato 11 luglio 2009

AL VUOTO - FABIO LOI

© Fabio Loi


SU PALATU-spazio culturale per la fotografia
in collaborazione con
COMPAGNIA TEATRO D’INVERNO e SOCIETA’ UMANITARIA ALGHERO

presentano

AL VUOTO
Mostra fotografica di
FABIO LOI

GALLERIA BONAIRE CONTEMPORANEA
ALGHERO (SS)
17-31 LUGLIO 2009



Venerdì 17 luglio 2009 alle ore 19 si inaugura Al Vuoto, mostra fotografica di Fabio Loi, inserita nel calendario della rassegna ISOLAEMENTI.

La mostra propone 30 scatti organizzati secondo due percorsi distinti ma complementari, due indagini parallele condotte sul tema dell’isolamento/inserimento utilizzando come principale tratto d’unione l’ambiguità della maschera, intesa come oggetto ma anche come stile di vita.
Nel bianco e nero degli scatti di Fabio Loi confluiscono eterogenei rimandi culturali che spaziano dai manga al folklore isolano, dall’horror made in Japan al mondo circense restituendo un ritratto del “troppo pieno” della cultura contemporanea che nasconde, il più delle volte, un desolante vuoto.


Fabio Loi
è nato a Sassari nel 1986 e ha conseguito il Diploma presso l’Istituto Statale d’Arte Filippo Figari nella sezione Tecniche della Ceramica.
Attualmente frequenta l’Accademia di Belle Arti di Sassari nella sezione Scenografia. Nel 2008/09 ha partecipato al Premio Nazionale delle Arti.
Nel 2008 ha partecipato alla mostra Giovani&Artisti, presso la Promocamera di Sassari. Nel 2006/2007 ha partecipato alla collettiva Progettando Shekespeare nel foyer del Teatro Verdi di Sassari. Nel 2003 partecipa alla mostra in occasione dei 100 anni dell’Istituto d’Arte di Sassari tenutasi al MASEDU.


venerdì 17 luglio, ore 19
Galleria Bonaire Contemporanea, Via Principe Umberto 39, Alghero (SS)
Aperto dal martedì alla domenica dalle ore 17.00 alle 23.00 / lunedì chiuso

Per informazioni Tel-fax 079 952900 cell. 3391558040
http://www.teatroinverno.it/ - e-mail teatroinverno@gmail.com

Su Palatu 079 061005 3346516049
supalatu@gmail.com http://supalatu.blogspot.com/

Fabio Loi fabjoloj@yahoo.it

venerdì 3 luglio 2009

© Salvatore Ligios


IL PIU' MANCINO DEI TIRI


... Gherradores si profila come tappa necessaria nel percorso narrativo di Salvatore Ligios, fondamentale per capire il senso dell’intero discorso anche grazie alla possibilità di cogliere, in questa nuova produzione, l’accettazione della maturità e dell’imprevista libertà che ne consegue.
(...) Ligios spoglia le sue immagini da ogni ricercatezza o tratto aggiunto, seppur stilisticamente conquistato. Asciuga le immagini da tutto, anche da se stesso, confrontandosi con la ridefinizione della figura umana inserita in un contesto quotidiano. Sgrossa l’impianto fotografico mentre continua a raccontare muovendosi tra vicenda privata e inchiesta sociale, riflessione metodologica e volontà sperimentativa. Preleva degli adolescenti da un reale discontinuo muovendosi secondo un doppio scarto mentale: ad una collocazione geografica
periferica – luogo già identificato come a lui congeniale per motivi personali-artistici –
affianca un ulteriore margine, quello dell’età dei modelli. La decisione di cogliere questi ragazzi in bilico tra due momenti, due mondi fisici – l’infanzia e l’età adulta –, si rivela un gioco da equilibrista, una perfomance circense. Ma soprattutto si delinea come una precisa volontà di riflessione. Sottolinea la deceduta classificazione per tappe anagrafiche, l’inadeguatezza della stessa terminologia; ribadisce l’irraggiungibilità della maturità e l’obsolescenza della purezza
infantile. Ligios sceglie deliberatamente una fase di passaggio, di movimento – quando il
corpo non ti appartiene più in preda a inarrestabili tumulti ormonali e sentimentali – per raccontare tutte le transizioni e rivendicare la fragilità dell’identità. A questo divenire tematico contrappone una scelta stilistica precisa optando non per la dinamica della performance calcistica – come forse ci si poteva aspettare – ma per la fissità della posa. Con questa preferenza estetica,
avvicinando il soggetto alla macchina e volendolo statico, fisso, di volta in volta concentrato su se stesso, ammiccante, sornione o distaccato, Ligios colloca questi gherradores alla fine di una lunga tradizione estetica che dal kouros greco arriva fino a noi passando per il San Giorgio di Donatello e gli album delle figurine dei calciatori, la rappresentazione sportiva dei regimi totalitari e la contemporanea glorificazione del calciatore campione del mondo convertito a modello nelle sfilate di moda. Tutta la gloriosa tradizione di archetipi maschili rivive – forse inconsapevolmente, forse no – in questi giovani guerrieri, nel loro essere rappresentazione non di un individuo ma di
un’idea, nell’autorità di una posa la cui autorevolezza – rubata – consente l’identificazione eroica...


dal testo di Sonia Borsato