DIETRO LE QUINTE
Il lavoro di Pablo Volta presente in questo catalogo è una breve sintesi di una campagna fotografica durata circa un anno. Un accumulo ossessivo di immagini riprese durante la fase di smantellamento degli impianti industriali dello zuccherificio di Villasor, diventato campo di battaglia, non solo ideale, per il fotografo che ha passato a setaccio le varie operazioni di demolizione della fabbrica “gloriosa”. (...)
Pablo Volta, saputo dell’imminente demolizione, non ci ha pensato troppo. Messo a tracolla lo zainetto degli obiettivi, armato di macchina fotografica digitale è partito dalla vicina San Sperate alla guerra degli scatti. Non senza aver prima fatto tappa alla corte della compagnia teatrale Fueddu e Gestu. (...) Come attore, lo stesso Pablo ha prestato il suo corpo e la sua esperienza fotografica in alcuni spettacoli messi in scena da Giampietro Orrù, regista della compagnia di Villasor.
La macchina digitale e l’esperienza teatrale diventano così per Volta l’occasione nuova per rimettere in discussione il proprio passato di fotografo famoso e ingabbiato in un ruolo che sembra non avere interesse a misurarsi con il presente. (...)
Ma la macchina digitale è una nuova pelle. Passato il primo stupore e compreso il nuovo approccio fotografico, la visione intriga e sorprende. Non tanto per lo scatto che documenta la caduta di una ragnatela di tubi o il sezionamento di una cisterna di ferro che sembra una balena squartata. Dopo un primo istintivo approccio di cosa è avvenuto il documento non interessa più. È l’emozione del raccontare, del far vedere che attrae l’occhio. L’intreccio della storia si perde nei tagli di luce, la ruggine delle lamiere contorte evoca richiami del passato. I macchinari al lavoro suggeriscono turbamento. Le immagini sembrano il risultato di una performance. Uno scambio continuo tra realtà e finzione, tra recitazione ed emozione. Documento e sentimento insieme. Quasi un ballo sabbatico.
L’analogico che viene soppiantato dal digitale è stata una bella sfida per il giovane Pablo. Migliaia di scatti grazie al sensore di silicio che sostituisce la pellicola, milioni di pixel che licenziano un modesto strato di granuli d’argento, il motore elettrico che asseconda lo sguardo predatore. Complimenti al neofita.
Questo lavoro è la testimonianza che il talento quando c’è non est abba e la voglia di confrontarsi con le nuove camere digitali non si misura con un dito, facendo un semplice click come suggeriva la pubblicità di tanto tempo fa, ma con l’occhio. Che nonostante le mirabilie del progresso tecnologico non può essere ancora sostituito da un robot, anche se di marca e alla moda.
Salvatore Ligios
curatore della mostra Demolizione Z
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