venerdì 8 agosto 2008

Paese d'ombre 5




La Sardegna a Berlino


Salvatore Ligios



(...) C’è un confine sottile tra ciò che si è e ciò che si sa di dover essere, tra il sociale e l’istinto, tra il desiderio e il dovere. Ma è un limite rimosso, nascosto. Di questa frontiera pare voler rendere conto Ligios concedendosi di solleticare ipotesi, bussare a porte blindate, forzare barriere emotive. Ma decide di intraprendere un lungo percorso, compie un giro contorto, labirintico. Si prende tempo, un lusso per pochi. Scivola nel teatro e per disseppellire la verità si serve di biseras, máscaras. Non quelle della tradizione ma maschere nuove, inedite, liberatorie, tesoriere di racconti e possibilità.
Nascondere le forme anatomiche concede il dono della sincerità, permette una sconcertante estraneità che rivela, a chi della maschera porta il peso ancor prima che agli altri, da quali e quante inedite ma inevitabili personalità sia abitato l’essere umano.
Uomini, donne, anziani, bambini: la completa gamma dell’umanità sfila davanti all’obiettivo di Ligios e declina la sua alternativa, il suo doppio, il suo oscuro. Ma non è un’oscurità violenta quella che si desta, non attinge alla furia che ci si potrebbe immaginare evocata da una maschera. È un’ombra abitata da passione, poesia, attesa, sensualità, arrendevolezza, morbidezza, appartenenza; sentimenti che nella loro autenticità sembrano essere il vero punto debole, il lato da non mostrare, quello da negare perché potrebbe rendere vulnerabili.
Attraverso miti antichi e moderni Ligios racconta la natura che chiama, che si rivela, che emerge e ruggisce, che trova pace, che riposa e che ancora si ridesta. Il sogno scivola nel reale e il reale trova forma nel sogno. (...)
Sonia Borsato
Foto: Salvatore Ligios, Xantisceddu, 2007

Nessun commento:

Posta un commento