domenica 11 settembre 2005

GIULIANO MATTEUCCI




GIULIANO MATTEUCCI



Nato a Roma nel 1976. Dopo avere frequentato la Facoltà di Lettere all’Università di Roma La Sapienza, inizia a dedicarsi alla fotografia seguendo corsi privati e stage di formazione negli studi romani di numerosi fotografi. Nel 2001, dopo la collaborazione di un anno nello studio di Marco Delogu, si impegna a tempo pieno nella produzione di reportage di stampo sociale, in particolare dai paesi in via di sviluppo. Lavora come fotografo con diverse organizzazioni non governative (Amref, Comunità di Sant’Egidio, Ricerca e Cooperazione, Gvc, Aleimar etc.), con la Croce Rossa e il Glocalforum in progetti finalizzati ad esibizioni e pubblicazioni. Ha prodotto reportage da Serbia, Bosnia, Kosovo, Afghanistan, Malawi, India, Kenya, Indonesia e da diversi paesi europei. Le sue fotografie sono apparse su L’espresso, “D” de La Repubblica, Specchio, Il manifesto e su altre riviste e quotidiani nazionali e internazionali. Attualmente sta portando avanti un progetto fotografico intitolato “Slums” con il quale intende documentare la realtà delle baraccopoli nelle diverse società e paesi.
Foto: ©Giuliano Matteucci, Meulaboh: il muro perimetrale di una casa a poche centinaia di metri dal mare

sabato 10 settembre 2005

Indonesia



INDONESIA


Fotografie di


Giuliano Matteucci - Massimo Mastrorillo - Luca Nostri
10 settembre - 9 ottobre 2005


L’importante in molti progetti che hanno a che fare con l’arte è trovare quella “magia” che genera un equilibrio nel risultato finale: equilibrio tra le varie sfaccettature che costruiscono il progetto, tra le aspettative e i risultati, tra le visioni e i materiali, gli stili e la circuitazione finale del lavoro, e molte altre piccole cose. Per questo è nato INDONESIA, progetto promosso da FotoGrafia, il festival di Roma, dal museo Su Palatu e dalla Comunità di Sant’Egidio (…) con l’idea di provare a capire cosa succedesse in quella parte di Oriente a due mesi dallo tsunami. Univa tutte le persone coinvolte nel progetto l’idea che la fotografia può contribuire, raccontando alcune microstorie in profondità, a comprendere la storia più grande (…).
La nostra iniziativa parte (…) dalla profondità del lavoro che la Comunità Sant’Egidio fa nel mondo e in Indonesia, dove lavora per l’integrazione e la pace tra le varie realtà religiose; dall’idea seria della fotografia che Salvatore Ligios ha portato avanti al museo Su Palatu in questi anni promuovendo mostre di autori internazionali e giovani interessantissimi, con una preziosa e sistematica attenzione al proprio territorio; e dal lavoro che facciamo con il festival FotoGrafia per cercare di produrre nuovi lavori fotografici che partano da un’idea forte e autorale della fotografia.
E con queste intenzioni che tre fotografi sono partiti per l’Indonesia per cercare di documentare, con stili diversi e personali, differenti storie. (…)
Giuliano Matteucci (…) ha cercato di capire cosa rimanesse della prigione di Meulaboh fotografando posti distrutti dove l’identità nazionale veniva ricercata con l’ossessione di esporre brandelli di bandiere, dove iniziava una piccola e personale ricostruzione in attesa delle decisioni internazionali (…). Matteucci si è poi spostato a Jakarta dove nell’immensa bidonville costruita tra i binari di una ferrovia ha continuato il suo progetto “usa e getta”: coinvolgere gli adolescenti locali per raccontare la propria quotidianità attraverso l’uso (gratuito) di macchinette fotografiche usa e getta.Luca Nostri ha scelto di andare a Nias, un isola a Ovest di Sumatra, per raccontare un piccolo villaggio di pescatori toccato in modo meno invasivo dallo tsunami e dove la distruzione assumeva un carattere meno spettacolare. Lavorando sui ritratti di quel che resta della comunità e delle loro case semidistrutte. (…) Nostri è poi andato a Jogjakarta per vivere e lavorare con un gruppo di ragazzi di strada rifugiatisi lì da varie parti dell’Indonesia: una piccola comunità che tenta di superare la disperazione dormendo nel retro di un bar diventato la loro casa comune (…). E anche da questa piccola comunità il fotografo, senza lasciarsi andare alla retorica del dramma, con ritratti “secchi” racconta storie suggestive. Massimo Mastrorillo decide di fotografare la realtà indonesiana utilizzando apparecchi di vari formati, finendo per trovare proprio con la diverse “visioni” un rigore narrativo che valorizza le diverse storie: ecco così le panoramiche del paesaggio e della natura di Banda Aceh, i racconti del lavoro di Sant’Egidio sulle comunità di anziani realizzato con una “lomo” e, a unire il tutto, un reportage dallo stile classico sulla città di Jakarta (…)

Marco Delogu

dal catalogo Indonesia, Soter editrice, 2005

Foto: ©Luca Nostri. Andy